La nascita della radio

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Alla base dell’invenzione della radio vi sono una serie di innovazioni in campo tecnologico: l’apparecchio telegrafico elettrico, utilizzato per la
prima volta da Samuel Morse nel 1837 e il telegrafo senza fili, messo a punto fra il 1894 e il 1895 e brevettato nel 1897 da Guglielmo Marconi.

Si entra così nell’era della comunicazione istantanea. A questa invenzione hanno contribuito altri scienziati e inventori come ad esempio Heinrich
Hertz (che dimostra l’esistenza delle onde elettromagnetiche).

L’invenzione di Marconi ha un grande successo, tutte le società navali si dotano progressivamente del telegrafo senza fili. Nel 1906 nasce la radio a galena, una radio a basso costo che consentiva a tutti di costruirsi in casa la loro radio ed ascoltare le trasmissioni navali. Nasce così un nuovo hobby. Sarnoff della American Marconi Company ebbe l’idea di portare nelle case la
musica, le letture, gli eventi di importanza nazionale e lo sport attraverso la radio: nasce il radio music box. Si passerà così alla radio concepita come
mezzo di comunicazione di massa.

Nel 1921 si avviano le prime trasmissioni regolari a New York. Gli anni della “Grande depressione” non influenzano gli ascolti radiofonici e la vendita delle radio che continuano ad avere un grande successo per tutti gli anni Trenta e Quaranta.
L’iconografia degli anni Trenta dipinge la famiglia raccolta attorno alla radio per ascoltare i discorsi del leader: la radio è ormai strumento di condizionamento. Il potente mezzo comunicativo ha rivoluzionato il modo di comunicare e ha avuto un peso enorme per le azioni politiche di Lenin e
Stalin, di Hitler e, in Italia, di Mussolini. Nei paesi con regimi totalitari la radio era vista, dunque, come strumento di propaganda ma veniva anche
temuta per le sue capacità di veicolare dissenso. In Germania il ministro della propaganda, Josef Goebbels, controllò personalmente il mezzo
insistendo su temi come il consenso delle masse e le promesse del regime; in Italia, invece, il regime fascista adottò palinsesti meno aggressivi alternando programmi politici a intrattenimento musicale capace di incoraggiare la diffusione del mezzo e il suo successo.


Ma, mentre i mezzi radiofonici si diffondevano sempre di più, un’altra rivoluzione stava per cominciare ad opera di un altro potentissimo mezzo di
comunicazione che cambierà il volto della società: la televisione. La radio deve quindi fronteggiare la competizione della televisione che le sottrae la
centralità nelle abitudini di consumo delle famiglie. La radio trova comunque un suo ampio spazio nel sistema mediale e fornisce i suoi servizi al pubblico nelle ore e nei luoghi in cui la televisione non è adatta a farlo e, grazie alla miniaturizzazione, in condizioni di mobilità.

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