La Rivoluzione francese

Alla fine del ‘700 la Francia gravava in pessime condizioni economiche. Reduce dalla Guerra dei sette anni, che l’aveva vista costretta a cedere i possedimenti di alcune colonie all’Inghilterra, era vittima di un sistema finanziario debole, di una nobiltà restia a pagare qualunque tipo di imposta, della crisi agricola e della carestia del 1788. Il quadro economico non era certo uno dei migliori! In quel periodo nella Francia la nobiltà godeva dell’esenzione  di qualsiasi tipo di imposta, ai nobili venivano attribuiti i più alti gradi dell’esercito e alcuni di loro ricoprivano le cariche legate alle principali funzioni burocratiche e amministrative.  I nobili chiedevano, inoltre, il rispetto dei diritti feudali, ovvero la possibilità di esigere pedaggi su strade e ponti e di esigere prestazioni gratuite di lavoro. Pari privilegi erano riconosciuti all’alto clero. Tutto il resto della popolazione era il Terzo Stato: le classi popolari, la piccola borghesia degli artigiani e dei commercianti, i magistrati senza titolo nobiliare. Queste categorie si opponevano ai privilegi di clero e nobiltà e non volevano più essere gravate dalle tasse. Al re fu chiesto di convocare gli Stati Generali (rappresentati dalle tre categorie) e in seguito per questo i rappresentanti del Terzo Stato si proclamarono Assemblea nazionale costituente  nel 1789 con lo scopo di dare alla Francia un nuovo assetto costituzionale. Convenzionalmente la rivoluzione francese viene indicata con la data del 14 luglio 1789 quando vi fu la presa della Bastiglia da parte dei rappresentanti dell’Assemblea nazionale costituente e del popolo. La Bastiglia era una fortezza medievale adibita a prigione che venne espugnata e fu presa la polvere da sparo per poter caricare le armi.

 Il re di Francia Luigi XVI non poteva tollerare ciò e così ordinò un concentramento di truppe intorno a Versailles. Iniziarono i disordini nelle campagne e nel 1791 il re tentò la fuga ma venne riconosciuto e ricondotto a Parigi, scortato da una folla inferocita. L’Assemblea cercò di salvaguardare la figura del re come garante della monarchia costituzionale, ma ormai, di fronte alle pressioni del popolo, fu costretta a ordinare alla guardia nazionale di sparare sulla folla nel corso della cosiddetta strage dei Campo Marte. Al comando della guardia nazionale c’era La Fayette, un aristocratico noto per aver combattuto a fianco dei coloni inglesi. Durante questo clima di caos la regina Maria Antonietta moglie di Luigi XVI (detta l’austriaca in modo dispregiativo) meditava un attacco. Nel 1792 le truppe austro-prussiane erano alle porte di Parigi e minacciavano di saccheggiare la città se si fosse messa in pericolo la vita della famiglia reale. Questo venne interpretato dal popolo come prova del tradimento de re di fronte alla nazione. Una folla inferocita catturò Luigi XVI: cadeva cosi la millenaria monarchia francese. Nel contempo le truppe prussiane vennero scacciate via.

Cosa accadde dopo?

Venne insediata una nuova Convenzione che istituiva la Repubblica. Al suo interno gli orientamenti erano:

  • I Girondini: rappresentavano gli interessi della borghesia provinciale
  • I Montagnardi: espressione di una borghesia medio-bassa (i giacobini sono il gruppo dominante al suo interno)
  • Il Gruppo della Palude: alleati dei girondini e poi dei montagnardi, ma pur sempre di orientamento borghese

Il 21 gennaio del 1793 la Convenzione decretò la condanna a morte per il re, nonostante l’opposizione dei girondini. Nel frattempo gli inglesi si schierarono con austriaci e prussiani, preoccupati dell’avanzamento delle truppe francesi nei Paesi Bassi.

Intanto all’interno del  Comitato di salute pubblica (nato per difendere la neonata Repubblica da invasioni straniere e ribellioni interne) aveva assunto un ruolo predominante Robespierre, giacobino. Egli impose: il blocco dei prezzi, il blocco dei salari, fece decapitare i vertici delle avanguardie popolari più radicali e fece istituire il tribunale per i delitti politici che condannava i sospetti sulla base delle convinzioni morali dei giudici, anche senza prove di testimoni. Inoltre, impose limiti alla quantità di terra individuale.

La libertà deve farsi illegale per salvarsi.

robespierre

Il 24 luglio del 1794 il Gruppo della Palude, durante una seduta della Convenzione, lo accusò di volersi fare tiranno della nazione e il giorno successivo venne ghigliottinato senza alcuna opposizione poiché non godeva più dell’appoggio delle forze popolari. Con la sua morte sparì ogni misura di contenimento sui prezzi e sulla libertà di commercio.

La coalizione antifrancese di Inghilterra, Russia, Prussia e Austria  continuava a minacciare. La Francia attaccava su due fronti: da un lato l’Austria passando dalla Germania e dall’Italia dall’altro. Napoleone, giacobino, era il generale della campagna italiana.

Napoleone si occupò anche di colpire l’Inghilterra, con un esercito diretto in Egitto per colpirla nel traffici del Mediterraneo.  A contrastarlo trovò l’ammiraglio inglese Nelson.

Il ruolo di Napoleone divenne sempre più importante nella Francia del suo tempo, da generale passò a console e poi a imperatore. Rilevante fu il suo concordato col papa nel 1801. Tra il 1805 e il 1815 Napoleone operò il blocco continentale: voleva assoggettare tutta l’Europa alla Francia. Il blocco consisteva nella chiusura dei porti francesi e di quelli degli stati sconfitti (Austria, Russia e Prussia) alle navi inglesi, pensando così di paralizzare il commercio inglese e potenziare quello francese, costringendo tutti i paesi a rivolgersi alla Francia. Questo però creava difficoltà anche nell’esportazione verso l’Inghilterra. Napoleone decise di attaccare anche la Russia e la Prussia (temendo una loro vendetta per il blocco continentale). I russi bruciavano raccolti e villaggi per evitare ai francesi il rifornimento di viveri. La Prussia teneva testa all’esercito e nel frattempo i rapporti con la chiesa diventarono tesi per via delle restrizioni patite dal clero, tanto da arrivare all’arresto del papa Pio VII. I russi entrarono nella capitale e i generali francesi chiesero a Napoleone di abdicare e permettere il ritorno del fratello del re decapitato Luigi XVI con il nome di Luigi XVIII. Napoleone venne cosi relegato nell’isola d’Elba, tenuto a vista dall’esercito inglese. Ma Napoleone fuggì dall’isola e il re inviò l’esercito francese che però passò dalla sua parte! Tornò così al potere, ma le forze europee restarono coalizzate contro di lui e nel corso di una durissima battaglia a Waterloo fu costretto a consegnarsi nelle mani degli inglesi. Finisce così la sua carriera politica: morirà da solo relegato in un’isola dell’atlantico: Sant’Elena.

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