Scuola virtuale: un’esperienza unica e da ripetere

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Nei giorni scorsi ho avuto modo di esprimere le mie sensazioni di fronte ad una nuova esperienza didattica che, a causa del Coronavirus, ha coinvolto alunni e professori di tutta Italia. Sul mio blog, infatti, puoi trovare un articolo intitolato “Nuovi metodi di studio: video lezioni e didattica a distanza” (https://mattiasantangelo.blogspot.com/2020/06/nuovi-metodi-di-studio-video-lezioni-e.html) nel quale ti racconto la mia esperienza con quella che ho definito “scuola 2.0”. Ma, se lo preferisci, possiamo anche chiamarla scuola virtuale. Sì, proprio così, una scuola virtuale nella quale docenti e alunni riuscivano ad incontrarsi e a fare lezione grazie all’utilizzo degli strumenti tecnologici.

Il Coronavirus, infatti, ha cambiato molte delle nostre abitudini. In un primo periodo sono state sospese le lezioni. Successivamente, il corpo docente si è messo al lavoro creando classi virtuali attraverso Classroom, una piattaforma di Google, con la quale abbiamo ripreso, sebbene con qualche difficoltà, le lezioni.

Con questo articolo ti racconterò la mia esperienza nei confronti di questa scuola virtuale e le difficoltà che, insieme con i miei compagni di classe, abbiamo incontrato durante il percorso di studio.

Sensazioni ed esperienze nuove nella scuola 2.0


Vedere i miei professori e fare lezione attraverso lo schermo di un computer piuttosto che in un’aula scolastica è stata una strana sensazione. Tuttavia mi sono abituato subito anche in riferimento all’orario ristretto. Infatti le lezioni non duravano più 60 minuti ma soltanto 45 e tra una lezione e l’altra vi doveva essere un intervallo di circa 10 minuti, in modo tale da non rimanere troppo a lungo davanti al monitor.

Credo vi sia un grande beneficio generato da questo nuovo metodo di studio. La scuola virtuale, infatti, mi ha portato a imparare nuove cose al computer. Fra queste, l’attività più creativa e divertente è stata la realizzazione di slide su argomenti già trattati in classe. In particolare, utilizzando gli strumenti di Google, sono stati condotti workgroup che hanno agevolato un continuo confronto tra noi alunni. I vecchi compiti in classe hanno lasciato il posto ai test al computer o al telefono. Era come un gioco ma in realtà si studiava quasi senza accorgercene.

Nonostante la scuola fosse cambiata del tutto, non provavo voglia di ritornare come prima. Almeno fino a un certo punto. Con la professoressa di italiano cominciammo le poesie e fu proprio una di queste, dedicata alla scuola, che alimentò la mia voglia di ritornare tra i banchi. Sentire la scuola così lontana mi faceva sentire come se una parte del mio corpo si fosse staccata e io dovevo riprenderla immediatamente. Ma sfortunatamente il virus continuava a far ammalare le persone e quel desiderio non si realizzò.

Nonostante tutto quello che ha provocato il virus spero ogni giorno che a settembre si potrà ritornare come sempre.

Difficoltà incontrate nella scuola virtuale

Fra le difficoltà riscontate in questo periodo di studio, devo citare la connessione che interrompeva il flusso audio dei professori. Questo problema si riscontrò parecchie volte nella mia classe.
Fortunatamente grazie alla piattaforma Classroom potevamo mandare e-mail ai professori per chiedere loro ulteriori informazioni sulla lezione poco chiara. E i professori erano pronti e felici di risponderci.
Al netto della difficoltà di connessione non ho nulla di cui lamentarmi sulla didattica a distanza.

Scuola virtuale un’ esperienza da ripetere

Come ho scritto sul mio blog nel post intitolato “Nuovi metodi di studio: video lezioni e didattica a distanza” https://mattiasantangelo.blogspot.com/2020/06/nuovi-metodi-di-studio-video-lezioni-e.html , credo veramente che la scuola non sia solo un luogo di istruzione ma anche un posto in cui si scherza e si ride tra compagni e professori.
È opportuno precisare che tra scuola virtuale e scuola tradizionale preferisco la seconda. Tuttavia considero che la scuola virtuale sia stata un’esperienza unica e che potrebbe essere ripetuta qualora le condizioni del Coronavirus non ci consentano di tornare tra i banchi di scuola dal prossimo mese di settembre.

Mattia Santangelo

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