La Malnata recensione

la malnata recensione

Beatrice Salvioni è l’autrice della Malnata, un romanzo di formazione in poco meno di 300 pagine, pubblicato da Einaudi. Le protagoniste sono due bambine che, nella fase della pre-adolescenza, si conoscono e diventano amiche. Un’amicizia sbagliata che non può essere accettata perché il livello sociale delle famiglie è diverso e non permette un’affinità così genuina. Gli anni sono quelli a cavallo tra le due guerre, quando la politica del fascismo aveva ottenuto larghi consensi tra la popolazione e il bene della patria veniva prima del bene personale. O almeno così bisognava far credere a tutti.

Siamo in Lombardia, a Monza, nei pressi del fiume Lambo. Qui Francesca, una delle due protagoniste, nonché la narratrice della storia, conosce Maddalena, una ragazza con gomiti e ginocchia sbucciate, con mani e piedi sporchi di fango e vestiti insudiciati giocando. Sarà con lei che imparerà a conoscere una parte nuova di sé stessa, quella capace di dire la verità senza paura, di rubacchiare ciliegie, di mentire se serve, di dissentire alla venerazione del Duce, di ribellarsi ai modi borghesi che la società (e la madre) pretende da lei. Nel periodo della conoscenza tra Francesca e Maddalena, la prima scoprirà cosa vuol dire “avere il sangue” ogni mese, essere guardata dai ragazzi e non credere alle maldicenze. Maddalena, invece, capirà che non tutti credono al fatto che porti sfortuna, che il suo “far accadere le cose brutte” è solo un pretesto usato dalla gente per spiegare cose a loro tristi. Entrambe impareranno a odiare l’abuso del potere, i soprusi dei socialmente superiori, la giustizia di quelli che ritengono di potersi elevare su altri.

Sullo sfondo di questa amicizia la guerra, voluta dal regime fascista, in Etiopia, finanziata con i soldi degli italiani che cedevano le loro fedi nuziali e in cambio ne ricevevano una in ferro con scritto “oro alla patria”.

In primo piano uno spaccato d’epoca passata, ma che ricorda qualcosa di attuale, un mondo lontano, ma a noi ancora vicino.

Nel loro mondo c’erano solo due certezze. La prima: le cose che non si riuscivano a spiegare erano state mandate dal Demonio o dal Signore, a seconda che colpissero chi loro ritenessero una persona dabbene o una canaglia. L’altra: non era mai colpa dei maschi!

Lodevole la conclusione con i ringraziamenti, che fa capire al lettore quanto lavoro c’è dietro un testo di qualità. Tra i citati Paolo Repetti (direttore di Einaudi Stile Libero) e la Scuola Holden (frequentata dall’autrice).

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