La terza classe dei verbi in -μι del greco antico: i verbi radicali

Nel sistema verbale del greco antico, i verbi in -μι costituiscono un gruppo arcaico e fortemente irregolare, eredità diretta dell’indoeuropeo. Dopo i verbi con raddoppiamento (prima classe) e quelli con ampliamento in -νυ- (seconda classe), troviamo la terza classe, probabilmente la più peculiare e “antica” di tutte: i verbi radicali.
Questi verbi sono pochi, ma di importanza capitale per la lingua greca, sia dal punto di vista grammaticale sia da quello semantico e filosofico. Appartengono a questa classe verbi fondamentali come εἰμί (“essere”) e φημί (“dire, affermare”), che non solo esprimono azioni, ma veicolano concetti strutturanti del pensiero greco.
Che cosa significa “verbo radicale”
I verbi della terza classe sono detti radicali perché:
- non presentano raddoppiamento (come δίδωμι),
- non presentano ampliamento (come δείκνυμι),
- la forma verbale coincide quasi interamente con la radice.
In altre parole, il verbo è costruito in modo estremamente “nudo”: radice + desinenza personale, senza elementi intermedi. Questo li rende formalmente semplici, ma morfologicamente instabili, perché la radice entra direttamente in contatto con le desinenze, generando frequenti fenomeni fonetici.
Un’eredità arcaica
Dal punto di vista storico-linguistico, questi verbi sono tra i più antichi del greco. Rappresentano uno stadio molto vicino alla lingua indoeuropea originaria, in cui:
- il verbo non aveva ancora un tema chiaramente distinto,
- le opposizioni temporali erano meno sviluppate,
- il significato era affidato soprattutto al contesto.
Non è un caso che proprio εἰμί (“essere”) appartenga a questa classe: l’idea stessa dell’“essere” è così primaria da precedere qualsiasi elaborazione morfologica complessa.
Il caso emblematico di εἰμί
εἰμί non significa semplicemente “essere”: è il cardine ontologico della lingua greca. Da Parmenide a Platone, il verbo εἰμί è al centro della riflessione filosofica sull’essere, sul vero, sull’identità.
Dal punto di vista grammaticale, εἰμί è un verbo:
- atematico,
- privo di imperfetto regolare (usa ἦν),
- senza aoristo attivo,
- spesso usato in funzione copulativa, esistenziale o locativa.
La sua irregolarità riflette la sua centralità: non descrive un’azione, ma uno stato assoluto, e per questo sfugge alle normali categorie temporali.
φημί: il verbo del dire e del pensare
Se εἰμί è il verbo dell’essere, φημί è il verbo della parola consapevole. Non indica un “dire” qualsiasi (come λέγω), ma un affermare, un dichiarare con responsabilità.
È tipico:
- del linguaggio filosofico,
- della storiografia,
- dei dialoghi platonici,
- della tragedia, quando un personaggio prende posizione.
Dal punto di vista sintattico, φημί introduce spesso:
- proposizioni oggettive,
- discorsi indiretti,
- affermazioni soggettive marcate.
La sua forma radicale rispecchia il suo valore: la parola nasce direttamente dalla radice del pensiero, senza mediazioni.
Differenza tra verbi radicali e verbi in -ω
Il confronto con i verbi tematici in -ω è illuminante:
| Verbi radicali (-μι) | Verbi tematici (-ω) |
|---|---|
| Sistema arcaico | Sistema più recente |
| Forme irregolari | Forme regolari |
| Radice nuda | Tema + vocale tematica |
| Significati fondamentali | Azioni concrete |
I verbi in -ω descrivono il fare; quelli radicali descrivono l’essere, il dire, il manifestarsi.
Valore stilistico e letterario
Nei testi greci, l’uso di un verbo radicale non è mai neutro. Spesso:
- conferisce solennità,
- richiama il linguaggio arcaico o poetico,
- marca un passaggio concettuale decisivo.
In poesia, questi verbi sono frequenti perché:
- si adattano bene al metro,
- hanno forme brevi,
- portano con sé una forte densità semantica.
Perché sono difficili (e affascinanti)
Gli studenti trovano spesso i verbi radicali difficili perché:
- non seguono schemi regolari,
- vanno imparati quasi “per riconoscimento”,
- richiedono attenzione al contesto.
Ma proprio per questo sono straordinariamente affascinanti: studiarli significa entrare nel cuore più antico della lingua greca, dove grammatica, filosofia e storia si intrecciano.




