Le desinenze secondarie dell’imperfetto attivo dei verbi in -μι

L’imperfetto dei verbi in -μι rappresenta uno dei luoghi in cui il greco antico manifesta con maggiore chiarezza la propria stratificazione storica. Se, da un lato, l’imperfetto è un tempo pienamente greco, dall’altro esso si costruisce mediante meccanismi ereditati direttamente dall’indoeuropeo, soprattutto per quanto riguarda le desinenze secondarie.
I verbi in -μι, in quanto atematici, non introducono la vocale tematica che caratterizza i verbi in -ω. Di conseguenza, l’imperfetto attivo si forma attraverso l’interazione di tre elementi fondamentali: l’aumento, la radice verbale e le desinenze secondarie attive. Proprio queste ultime costituiscono l’oggetto centrale della nostra analisi, poiché conservano con straordinaria fedeltà le terminazioni indoeuropee del sistema verbale.
Il valore dell’imperfetto e la nozione di secondarietà
Nel sistema indoeuropeo, le desinenze verbali si distinguono in primarie e secondarie. Questa distinzione non è meramente formale, ma riflette una diversa collocazione temporale e modale dell’azione. Le desinenze secondarie sono tipiche dei tempi che collocano l’azione al di fuori dell’attualità, come il passato narrativo o il passato durativo.
L’imperfetto greco rientra pienamente in questa sfera: esso non indica un evento concluso, bensì un’azione in svolgimento nel passato, abituale, iterata o descrittiva. È dunque naturale che esso ricorra alle desinenze secondarie, le stesse che troviamo, con minime variazioni, anche nell’aoristo indicativo.
Nei verbi in -μι questa continuità con il sistema indoeuropeo è particolarmente evidente, poiché le desinenze non vengono “mascherate” da vocali tematiche o da ristrutturazioni analogiche.
L’aumento e la struttura dell’imperfetto atematico
Prima di affrontare le desinenze, è necessario chiarire il ruolo dell’aumento, altro elemento ereditato dall’indoeuropeo. L’aumento (e-) non è originariamente un prefisso temporale, ma un marcatore di passato narrativo, sviluppatosi in alcune lingue indoeuropee, tra cui il greco.
Nei verbi in -μι, l’aumento si colloca immediatamente prima della radice e precede una forma verbale che, per il resto, rimane sostanzialmente identica alla base del presente. Questo fa sì che l’imperfetto dei verbi in -μι appaia, dal punto di vista morfologico, come una forma estremamente trasparente:
aumento + radice + desinenza secondaria.
Le desinenze secondarie attive: continuità indoeuropea
Le desinenze secondarie attive dei verbi in -μι non sono un’invenzione del greco, ma la diretta continuazione delle terminazioni indoeuropee del passato. Esse coincidono in larga misura con quelle dell’aoristo attivo, a dimostrazione del fatto che la distinzione tra i due tempi è principalmente aspetto-semantica, non morfologica.
Un tratto fondamentale di queste desinenze è l’assenza dell’elemento -ι tipico delle desinenze primarie. Questa mancanza non è casuale: il -ι è un marcatore di attualità, mentre il passato, in quanto “non attuale”, ne è privo. Nei verbi in -μι, questa opposizione emerge in modo particolarmente netto.
Desinenze secondarie dell’imperfetto
| Numero | Persona | Desinenza |
|---|---|---|
| Singolare | 1ª | -ν |
| Singolare | 2ª | -ς |
| Singolare | 3ª | -/ |
| Duale | 2ª | -τον |
| Duale | 3ª | -την |
| Plurale | 1ª | -μεν |
| Plurale | 2ª | -τε |
| Plurale | 3ª | -σαν |
Analisi delle singole desinenze (approccio tecnico)
Prima persona singolare: -ν
La desinenza -ν risale all’indoeuropeo -m, che nel greco subisce un adattamento fonetico regolare. Essa indica semplicemente il soggetto parlante, senza alcuna marcatura aggiuntiva. Nei verbi in -μι, questa desinenza si appoggia direttamente alla radice, producendo forme di grande arcaicità.
Seconda persona singolare: -ς
La desinenza -ς continua l’indoeuropeo -s. È una delle terminazioni più stabili dell’intero sistema verbale indoeuropeo. Nel greco, essa rimane inalterata nei tempi storici, segnalando in modo chiaro la seconda persona del singolare anche in assenza di vocali tematiche.
Terza persona singolare: – (zero)
La terza persona singolare dell’imperfetto attivo dei verbi in -μι è priva di desinenza foneticamente espressa. Questo “zero morfologico” non è una perdita, ma un’eredità diretta dell’indoeuropeo, dove la terza persona singolare del passato poteva essere non marcata. La funzione sintattica è affidata al contesto e alla struttura della frase.
Prima persona plurale: -μεν
La desinenza -μεν deriva dall’indoeuropeo -mes. Il passaggio da -s a -n è un fenomeno fonetico ben attestato nel greco. Questa forma mostra una forte continuità con il presente, pur rimanendo chiaramente inserita nel sistema delle desinenze secondarie.
Seconda persona plurale: -τε
La desinenza -τε risale all’indoeuropeo -te. È una delle terminazioni più conservative e si ritrova con forme simili in numerose lingue indoeuropee. Nei verbi in -μι, essa si innesta direttamente sulla radice aumentata, senza modificazioni strutturali.
Terza persona plurale: -σαν
La desinenza -σαν rappresenta un caso interessante. Essa deriva dall’indoeuropeo -nt, ma nel greco è stata ristrutturata attraverso l’inserzione di -σ-, elemento tipico delle forme verbali del passato. Questa -σ- non va confusa con il sigma dell’aoristo sigmatico: qui svolge una funzione puramente morfologica, legata alla pluralità e al tempo storico.
Il duale e la sua progressiva marginalizzazione
Anche l’imperfetto dei verbi in -μι possiede forme di duale, con desinenze anch’esse secondarie. Tuttavia, già nel greco classico, il duale è in fase di regressione. Dal punto di vista storico-linguistico, queste forme sono fondamentali perché mostrano la simmetria originaria del sistema indoeuropeo, ma dal punto di vista dell’uso testuale restano marginali.




