Sparta e Atene

Atene nacque in seguito al crollo della civiltà micenea, quando l’Attica si frammentò in tante piccole città, ognuna con un proprio governo. Il potere politico era in mano a un’oligarchia (potere di pochi). Gli aristocratici avevano il regime, come a Sparta, ma ad Atene il rapido sviluppo economico (esportazione di marmi, ceramiche, metalli e importazione di preziosi e grano) aveva causato l’arricchimento dei mercanti e il miglioramento della vita di tutti i cittadini. La polis si preparava a un cambiamento politico in chiave democratica in quanto si era andata formando una classe di cittadini indipendenti e ricchi, di denaro non di terre. Durante il VII sec. a.C. si ebbe una crisi sociale: aristocratici e mercanti si arricchivano e i piccoli contadini si indebitavano e non potendo pagare i loro debiti cadevano in schiavitù. Così nel 595 a.C. un gruppo di nobili affidò a Solone la situazione per evitare una guerra civile. Egli divise la società in quattro classi non più sulla base della nobiltà per nascita, ma per ricchezza posseduta. Abolì, inoltre, la schiavitù per debiti. Da quel momento gli ateniesi ricchi anche se non nobili potevano essere eletti al governo della città. Alla morte di Solone la guerra civile arrivò puntuale e nel corso del VI sec.a.C. tante città greche  erano sconvolte da aspre lotte nel corso delle quali spesso al potere giungevano i tiranni a sospendere i regimi aristocratici. Tiranno era colui che conquistava il potere riuscendo a rovesciare un governo aristocratico con l’appoggio della parte più povera della popolazione. Tra il 561 e il 527 a.C. fu tiranno Pisistrato che portò prosperità ad Atene. Durante il periodo delle tirannidi possiamo trovare il seme della democrazia. Sono infatti le tirannidi a rendere consapevole la popolazione del loro potere d’influenza.

Nel 508 a.C. Clistene fu eletto arconte (erano nove e ognuno aveva una funzione politica specifica) e divise la città in 10 tribù. Si tornò a far prendere le decisioni all’assemblea degli ex arconti (Areopago) e all’assemblea popolare (Ecclesia) a cui spettavano le decisioni definitive. Clistene istituì un nuovo organo di governo, il Bulè, composto da 500 membri, 50 per ogni tribù. Un altro sistema introdotto fu  quello dell’ostracismo: ogni anno era possibile esiliare chi veniva ritenuto pericoloso per la polis e solo dopo 10 anni l’esiliato poteva fare rientro. Nonostante Clistene operò cambiamenti in favore di una partecipazione più ampia della popolazione alla vita politica, non tutti i cittadini potevano essere attivi e partecipare alla Bulè poiché la sua riforma era in parte basata sul censo.

Atene rappresenta la prima forma di democrazia (dal greco “governo del popolo”), questo accadde perché la polis era piccola e poteva contenere tutti i cittadini in una piazza e tutti potevano sperare di ricoprire almeno una volta una carica pubblica.

Sparta nacque anch’essa in seguito al crollo della civiltà micenea. Alcune tribù doriche si insediarono in Laconia fondando piccoli villaggi e unificandosi successivamente (sinecismo). Il sistema politico era oligarchico e il potere si basava sulla forza delle armi e sulla proprietà terriera. In tutto gli spartiati erano circa 20 mila persone. Le terre erano coltivate dagli Iloti, servi di proprietà della città, privi di diritti politici e civili. La Laconia era abitata anche dai Perieci, artigiani e commercianti anch’essi privi di diritti politici ma liberi. L’organizzazione sociale spartana prevedeva:

  • Due cittadini appartenenti a famiglie potenti avevano il titolo di re con compiti esclusivamente militari
  • La gherusia o assemblea degli anziani, composta da capifamiglia aristocratici
  • L’apella, assemblea popolare, votava le leggi proposte dalla gherusia (anche se a questa spettava la facoltà di sciogliere l’assemblea popolare)
  • Gli efori, ispettori che controllavano che le leggi venissero rispettate (potevano anche arrestare il re)

Nel corso del VII sec.a.C. Sparta ampliò il suo dominio in tutto il Peloponneso, tanto che il secolo dopo la sua supremazia fu confermata dalla costituzione della lega peloponnesiaca (alleanza militare tra le città della regione). Le città della Lega si impegnavano a prestarsi reciproco aiuto militare. Sparta preferiva conquistare territori circostanti come Messenia piuttosto che fondare colonie lontane.

Sparta e Atene rappresentano due tipologie di città antitetiche. Mentre le fonti su Atene sono numerose, quelle su Sparta sono poche. Bisogna considerare che tutte le informazioni su Sparta provengono da autori ateniesi e pertanto sono viziate dal pregiudizio, comune a molti greci che vedevano Atene come modello democratico e Sparta come simbolo oligarchico.

Le colonie greche

La crescita demografica nelle città-stato dell’antica Grecia spinse alla creazione di nuove colonie all’esterno dei confini greci, dove esiliare gli avversari politici e favorire l’emigrazione della popolazione in eccesso. Sorgono colonie in Italia, in Asia Minore (rette da tiranni), nel Bosforo, in Africa, in Spagna e Francia. Le nuove città erano perlopiù insediamenti commerciali già esistenti lungo le coste del Mediterraneo e del Mar Nero. Le colonie greche in Italia prendono il nome di Magna Grecia.

Le colonie avevano un forte legame con la madrepatria e le prime, conosciute con il nome di prima colonizzazione, si ebbero a seguito dell’invasione dei Dori nella penisola greca che spinse le popolazioni a colonizzare nuove terre. Ogni colonia conservava una notevole autonomia culturale.

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