Il Jigsaw

jigsaw

Un esempio di metodologia didattica in cui si attua un apprendimento cooperativo è il Jigsaw: in una classe gli studenti vengono suddivisi in gruppi, ciascuno formato da 6 membri. Il docente suddivide il materiale didattico (es. studio della Sicilia) in 6 parti (le provincie siciliane), connesse tra loro e le assegna a ciascun gruppo. Nel gruppo ogni membro riceve solo una delle 6 parti di approfondimento. Ciascun gruppo apprende tutti i contenuti relativi al suo argomento. Proprio come in un puzzle, ogni pezzo/parte attribuita ad uno studente, è essenziale per la comprensione e il completamento del compito. Se ogni parte di lavoro è essenziale, allora anche lo studente che deve svolgerla lo è. In seguito si forma il gruppo di esperti, cioè di coloro che si fanno portavoce di quanto ha appreso il proprio gruppo. Essi espongono i loro contenuti e apprendono i contenuti altrui attraverso il confronto con gli altri. Poi, si ricostituiscono i gruppi di partenza. A questo punto, ciascun studente, non disponendo dei materiali di studio, apprende ascoltando gli altri. A sua volta, egli presenta agli altri i contenuti di cui è in possesso. Quindi l’intervento di ogni alunno è fondamentale per portare a termine un compito. Al termine del lavoro ciascun studente è sottoposto ad un test a cui deve rispondere senza l’aiuto dei suoi compagni che porterà ad una valutazione individuale.

Come attuare il Jigsaw:

– dividi la classe in gruppi eterogenei per genere, razza, etnia, e abilità.

– in ogni gruppo scegli un responsabile.

– dividi l’argomento della lezione in 4 – 5 parti.

– assegna ad ogni alunno una parte da imparare e assicurati che ogni studente abbia accesso solo alle sue informazioni.

– dai il tempo agli studenti di leggere almeno due volte la loro parte per apprenderla.

– forma “gruppi di esperti” temporanei, unendo tra loro alunni che abbiano la stessa parte. Dà agli esperti tempo per discutere sui punti essenziali del loro argomento e per ripetere la presentazione che faranno al gruppo.

– fai tornare gli esperti al loro gruppo d’origine.

– chiedi ad ognuno di presentare la propria parte nel gruppo. Incoraggia gli altri a fare domande di chiarificazione

– gira tra i gruppi osservando il modo di operare. Se sorgono dei problemi (per es. qualche membro domina sugli altri) intervieni in modo appropriato. Può essere anche opportuno lasciare che il “responsabile” di gruppo si occupi di ciò.

– alla fine del lavoro, dai un breve compito (un quiz) in modo da permettere agli alunni di capire che la sessione non è stata un gioco ma conta realmente per l’apprendimento.

Compiti del docente nell’apprendimento cooperativo

Il docente deve:

  1. specificare gli obiettivi da raggiungere, che possono essere: – obiettivi didattici: contenuti da apprendere e compiti da svolgere; – obiettivi di abilità cooperative: abilità sociali e cooperative coinvolte.
  2. formare gruppi eterogenei (con livelli di preparazione e background socio-economico differenti) e di consistenza da 2 ad un massimo di 6 alunni. Più consistente è il gruppo, maggiore sarà l’apporto di conoscenze fornite da ciascun membro; tuttavia l’assetto interno sarà più instabile, per via dell’esigenza di conciliare le diverse aspettative e punti di vista. Ideale è un gruppo a 3.
  3. assegnare gli studenti ai gruppi
  4. organizzare gli ambienti in cui svolgere l’attività: i gruppi vanno disposti distanti gli uni, dagli altri, per non influenzarsi. I membri del gruppo devono sedersi in cerchio o ad isole, per favorire l’interazione faccia, a faccia. Devono comunicare a bassa voce, per non disturbare gli altri gruppi.
  5. distribuire i materiali di apprendimento per favorire l’interdipendenza: è una strategia per intensificare le relazioni tra i membri. Essi devono condividere questo materiale, per raggiungere l’obiettivo comune, o devono cooperare per comprenderlo al meglio, ad es: uno legge e l’altro spiega.
  6. assegnare i ruoli per favorire l’interdipendenza: se ciascuno deve svolgere un compito, gli altri dipenderanno da lui per lo svolgimento del compito stesso. Si crea un’interdipendenza. Ci sarà: – chi si occupa di verificare che tutti abbiano compreso l’argomento; – chi mantiene i contatti con gli altri gruppi; – chi annota le criticità del gruppo.
  7. spiegare agli studenti il compito da svolgere e gli obiettivi da conseguire: fornire agli stessi istruzioni chiare, precise e specifiche. Talvolta è lo stesso gruppo a sciogliere la complessità di un compito, mediante chiarimenti reciproci. Alcuni membri si occupano di accertare che, prima di iniziare, tutti abbiano compreso. Il docente è tenuto a chiarire ogni dubbio e incertezza.
  8. strutturare un’interdipendenza positiva verso l’altro: i membri cooperano al fine di raggiungere un successo comune e mai individuale. Tutti devono procedere di pari passo, accertandosi che tutti abbiano compreso e che tutti stiano collaborando.
  9. strutturare la responsabilità individuale: ciascuno è responsabile del lavoro proprio e di quello degli altri. Tutti devono collaborare, escludendo situazioni di membri inattivi, o di altri iperattivi.
  10. strutturare la cooperazione inter gruppo: dare la possibilità ai diversi gruppi di interagire tra di loro.
  11. spiegare i criteri di valutazione: la valutazione non deve indurre alla competizione tra gli alunni. Essa dev’essere: – realistica, cioè ancorata a quelle prestazioni che gli alunni riescono realmente a svolgere e – stimolante, cioè deve stimolare gli alunni ad impegnarsi per raggiungere il successo proprio e del gruppo.
  12. specificare le norme comportamentali da rispettare: così come: non abbandonare mai il proprio gruppo, parlare a turno e a bassa voce, verificare che tutti abbiano compreso, ascoltare le opinioni altrui, trovare una soluzione comune.
  13. monitorare il comportamento degli studenti: il docente deve osservare, in modo sistematico e scientifico, il lavoro svolto dagli studenti, per verificare se gli stessi procedono bene e se tutti sono coinvolti. Può essere utile annotare su un foglio di monitoraggio le informazioni recepite. Quando i gruppi sono numerosi, diventa un’attività complessa.
  14. fornire assistenza per lo svolgimento del compito: se il docente si accorge che un gruppo è in difficoltà, può fornirgli un aiuto funzionale a comprendere o a svolgere il compito
  15. intervenire per favorire le abilità cooperative: se il gruppo presente difficoltà d’interazione e cooperazione, il docente può intervenire, rinforzando i comportamenti positivi e abolendo quelli negativi
  16. concludere la lezione: dopo che i gruppi hanno completato il loro lavoro, il docente verifica quali abilità hanno acquisito da questa esperienza e anticipa come queste verranno reimpiegate nei lavori successivi
  17. valutare qualità e quantità dell’apprendimento: al termine, il docente deve fornire agli studenti una valutazione oggettiva del loro operato, i cui criteri sono comunicati prima dell’inizio dell’attività. È questo un feedback fornito allo studente per informarlo se ha appreso e se ha lavorato bene. Si possono valutare sia le abilità cognitive, sia quelle sociali
  18. valutare la bontà dell’andamento del lavoro di gruppo: il docente, insieme agli studenti, fa un resoconto di cosa ha funzionato bene e di cosa dev’essere migliorato. Si tratta di una fase di confronto, in cui il gruppo cerca di migliorarsi per lavorare meglio successivamente.

Il Cooperative learning è uno strumento utile anche per l’integrazione poiché:

  • permette di individualizzare l’insegnamento perché, dal momento in cui si divide la classe in gruppi, è possibile arrivare contemporaneamente o ad obiettivi diversi, o ad obiettivi simili, ma seguendo i percorsi più adatti ad ogni alunno.
  • permette di integrare e valorizzare alunni con differenti capacità perché, in situazioni di interdipendenza di scopo, di ruolo, di compito, diventa possibile consentire ad ognuno di fornire il proprio contributo.
  • facilita la creazione di scopi comuni e condivisi, dare ruoli che permettano ad ognuno di essere protagonista.
  • permette la realizzazione di compiti sfidanti sia per il più, che per il meno dotato, motivando allo studio ed aumentando l’autostima degli studenti.
  • migliora il clima in cui i ragazzi lavorano, studiano, ricercano.

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