Cara pace recensione

cara pace

La scrittrice Lisa Ginzburg, nipote della ben nota Natalia Ginzburg, incentra questa storia sulla potenza e la distruttività della sorellanza. Le protagoniste, Nina e Maddalena, l’una di poco più piccola dell’altra, sono raccontante in tutta la loro fragilità.

“Ciascuna ha un suo nodo e un suo modo” e, come una delle due definisce, “sono un’addizione di un’uguale mancanza”: quella della madre, Gloria.

Il narratore è Maddalena, affidabile o no sarà il lettore a deciderlo. Chiama la madre Gloria, quasi a volersi distaccare da lei, pur amandola e non capendola.

Due sorelle antitetiche, differenti in tutto: nel corpo, nel carattere, nelle reazioni. L’abbandono di Gloria e l’inadeguatezza del padre, Seba, sono vissuti con uguale sofferenza, manifestata, però, in modo dissimile: Nina vittima della sua distruttività trascinante, Maddalena vittima della sua silenziosità. Entrambe amano la madre e insieme soffrono il suo allontanamento.

“Tutti i pesi sono addizioni che formano un unico grande peso da portare”. E loro lo portano dentro le rispettive vite, ognuna a suo modo. Quante possibilità naufragate in questo racconto, quante occasioni perse che si depositano in loro, in profondità.

Nella vita degli altri, così come nella propria, Maddy e Nina si differenziano tra chi assolve e chi condanna; c’è chi usa l’amabilità per fare muro e chi costruisce una fortezza per non cedere. E se cede?

Ognuna abita la vita dell’altra, del resto sono sorelle unite dalla comunanza di un vuoto grande che le porta a capirsi reciprocamente. Maddalena è un ponte tra Nina e il mondo, catturata da un amore sbagliato e sorda alle previsioni della sorella. Nina è la sicumera che profetizza a Maddy dove trovare tutta la sicurezza di cui ha bisogno, la terra sicura sulla quale camminare: il suo matrimonio, riparatore di un passato carente di affetto.

Dopo i sussulti tanta pace. Cara pace. Nonostante lo abbia scansato a lungo l’amore, finisce per innamorarsi e “unirsi nella durata” .

Saranno gli insegnamenti della governante, fatti di ritmi sportivi, che permetteranno alle sorelle di sincronizzarsi e salvarsi. Cammineranno per snebbiare la mente senza liberarla del tutto.

La lunga distanza che intercorre tra Parigi e New York divide Maddalena e Nina, ma non conta. La prudenza della prima protegge la seconda. Il caos della seconda protegge la prima.

Un abisso tra le sorelle: perseverante nello sport e volubile nella vita Nina, tracciatrice di uno scudo solido come un carapace Maddalena. Tanta solitudine per entrambe le donne, perchè anche la solitudine è una dipendenza. Riusciranno a uscirne?

La narrazione entra nel profondo delle vite delle protagoniste, ce le presenta, ce le fa amare, compatire, odiare; ci fa immedesimare, ci fa mettere in discussione, ci fa capire. Poi arriva il finale: banale nella sua ricerca di non sembrare tale. Sembra suggerito da una persona diversa dall’autrice, così profonda e raffinata nell’indagare queste due anime tormentate, così pessima nel donare una degna “cara pace” a entrambe. Peccato.

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