Desinenze primarie dell’ottativo dei verbi in ω

Desinenze primarie dell'ottativo dei verbi in ω

Nel panorama della morfologia verbale del greco antico, l’ottativo (ὀπτικόν, optativum) è un modo che esprime desiderio, possibilità, eventualità lontana, condizionale ipotetico. Viene adoperato anche per una maggiore delicatezza semantica e raffinatezza formale.

Non essendo un tempo, ma, come esplicitato poc’anzi, un modo può apparire nel presente, nell’aoristo, nel perfetto, ecc. Qui ci concentriamo sulle forme tematiche (verbi in -ω) e sulle desinenze caratteristiche dell’ottativo.

Nel lessico grammaticale spesso si parla di desinenze primarie (cioè quelle caratteristiche del sistema presente/futuro) e desinenze secondarie (quelle dell’aoristo/imperfetto). L’ottativo ha specifiche desinenze sue; per i verbi tematici distinguiamo soprattutto:

  • ottativo presente (o ottativo del sistema tematico): formato con il suffisso ottativo -οι- + le desinenze personali ottative;
  • ottativo aoristo: formato con -αι- + desinenze personali ottative (simile per struttura ma con vocale ottativa diversa).

Nella pratica scolastica si presentano spesso due famiglie: ottativo del presente, e ottativo dell’aoristo. All’interno di quest’articolo ci occuperemo soprattutto del present optative dei verbi in -ω e delle loro desinenze personali (quelle che l’utente ha chiamato “primarie”).

Le desinenze primarie dell’ottativo attivo

Le desinenze attive dell’ottativo presente nei verbi in -ω, come riportato dal libro Il nuovo greco di Campanini, risultano eleganti e regolari. Esse sono:

  • -οιμι (1ª singolare)
  • -οις (2ª singolare)
  • -οι (3ª singolare)
  • οιτον (2ª duale)
  • -οιτην (3ª duale)
  • -οιμεν (1ª plurale)
  • -οιτε (2ª plurale)
  • -οιεν (3ª plurale)

Nota: la 2ª persona singolare, oscillante tra οιο e -ου, testimonia due tendenze opposte: una più antica e analitica (ionico-attica), l’altra più contratta e tendenzialmente ellenistica.

Accento e ritmo delle forme ottative

L’accentazione dell’ottativo segue le regole generali della prosodia greca, ma offre una curiosa particolarità: la tendenza della forma a privilegiare un andamento recessivo, con accento che spesso risale verso la radice del verbo.

La presenza del dittongo οι nella sillaba finale, lungo per natura, influisce sulla collocazione dell’accento e contribuisce alla “cadenza sospesa” che caratterizza questo modo.

L’ottativo nel sistema verbale e nella sintassi

Nella prosa attica l’ottativo appare:

  • nel discorso indiretto, quando la reggente è al passato:
    ἔλεγον ὅτι λύοι (“dicevano che avrebbe potuto sciogliere”);
  • nella potenzialità remota, spesso con ἄν:
    λύοι ἄν (“potrebbe forse sciogliere”);
  • nel desiderio cortese, tipicamente introdotto da particelle quali εἴθε o εἰ γάρ:
    εἴθε λύοιμι (“magari potessi sciogliere”).

Nel periodo ipotetico, l’ottativo compare nelle protasi più distanti dalla realtà, legate a condizioni quasi irreali o immaginate.

Origine indoeuropea del suffisso -οι-

L’ottativo greco, come riportato da A. Meillet nell’“Introduction à l’étude comparative des langues indo-européennes”, deriva da un’antica formazione indoeuropea marcata da un suffisso vocalico formato da -yē/-ih₁-, che in greco ha subito una serie di trasformazioni fonetiche fino a stabilizzarsi nel dittongo -οι-.

  • In proto-indoeuropeo, l’ottativo aveva valore desiderativo o potenziale, attestato per esempio:
    • nel sanscrito (optativo in -yā-, -īyā-bhavāyām, “possa essere”)
    • nell’antico iranico (ahyā, dāyā)
    • in forme isolate dell’antico slavo ecclesiastico e del baltico.

Il greco è una delle lingue indoeuropee in cui il sistema ottativo è rimasto più produttivo e morfologicamente coerente.

Come nasce il -οι- greco?

Il passaggio ricostruito è il seguente:

  1. Suffisso indoeuropeo -yē- / -ih₁-
  2. Palatalizzazione e dittongazione → -yoi-
  3. Stabilizzazione attica → -οι-

Questa evoluzione spiega perché il dittongo οι sia percepito come intrinsecamente lungo, e dunque influenzi l’accentazione delle forme ottative.

L’evoluzione e declino dell’ottativo nella lingua greca

1 Età micenea e arcaica

Nel miceneo, l’ottativo esiste, ma è scarsamente attestato nelle tavolette in lineare B. Lo ritroviamo invece pienamente funzionante nell’Odissea e nell’Iliade, dove:

  • esprime frequentemente desideri e preghiere;
  • si combina con particelle come κέ o κε (valore potenziale);
  • presenta maggiore libertà fonetica, con alternanze come -οιη/-οιμι, più poetiche.

2 Greco classico

Nell’attico l’ottativo diventa:

  • uno strumento sintattico essenziale nel discorso indiretto al passato (regola del backshifting);
  • un marcatore di cortesia e desiderio;
  • la forma del “potenziale” remota con ἄν.

Le forme duali sono rare nella prosa classica (tranne Erodoto), ma perfettamente funzionanti in poesia.

3 Età ellenistica

In questo periodo si assiste al declino progressivo dell’ottativo:

  • il modo è sempre meno usato;
  • viene spesso sostituito dal congiuntivo con particelle modali;
  • nelle lingue della koiné (soprattutto nei Vangeli) quasi scompare.

Le forme duali diventano puramente letterarie.

4 Greco tardo e bizantino

L’ottativo sopravvive solo in:

  • formule fisse;
  • citazioni classiche;
  • testi poetici.

È completamente sostituito da nuove perifrasi modali, in particolare con θέλω + infinito.

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