Coniugazione dell’indicativo presente e dell’infinito medio-passivo di Λύω

Coniugazione dell'indicativo presente e dell'infinito medio-passivo di Λύω

Quando si comincia a studiare greco antico, c’è un verbo che ritorna dappertutto: λύω. Tutti lo conoscono, tutti lo coniugano, tutti lo usano. È il verbo “io sciolgo”, e non è solo un esercizio scolastico: è un piccolo monumento linguistico.

Perché proprio lui? Perché λύω è il modello perfetto del verbo greco, quello che i grammatici usavano già nell’antichità per spiegare ai ragazzi come funzionava il sistema verbale.

È un verbo tematico, cioè la radice verbale (λυ-) si lega tramite una vocale tematica (ο/ε) alle desinenze della coniugazione.

Nel medio-passivo il significato cambia:

  • medio → azione compiuta a vantaggio del soggetto (“sciolgo per me”, “mi sciolgo”)
  • passivo → soggetto che subisce l’azione (“sono sciolto”, “vengo sciolto”)

Nel presente, le due diatesi (media e passiva) hanno le stesse forme, e sarà il contesto a chiarire se il valore è medio o passivo.

All’interno di quest’articolo riporteremo curiosità e informazioni che ci permetteranno di scoprire come anche un semplice io sono sciolto possa nascondere meraviglie filologiche.

Medio-passivo: una diatesi presente nel greco, ma sconosciuta nell’italiano

Come già esposto all’interno del nostro blog, il medio è una diatesi che possiamo ritrovare solo nell’antico greco, in quanto poi è andata perduta. Nell’italiano di oggi, infatti, restano vive solo la diatesi attiva e passiva. Eppure, però, nelle fasi più antiche della lingua (greco miceneo e indoeuropeo), il sistema verbale aveva solo due diatesi: attiva e medio-passiva. Il passivo vero e proprio non era una categoria indipendente come nell’italiano moderno. Il medio portava dentro di sé due funzioni:

  1. Funzione medio-riflessiva: “io faccio qualcosa per me, su di me, nel mio interesse” → λύομαι = mi sciolgo, mi libero.
  2. Funziona passiva: io subisco l’azione” → λύομαι = sono sciolto.

La separazione tra medio e passivo comincia a emergere più tardi, quando la lingua, specialmente nella prosa del V secolo a.C., sente l’esigenza di rendere più chiaro il rapporto tra chi compie un’azione e chi la subisce. Questa esigenza si manifesta nei tempi narrativi, quelli che raccontano eventi puntuali, precisi, netti. È proprio qui che nascerà il suffisso -θη-, la marca del nuovo passivo greco: prima timido, poi sempre più frequente. La lingua comincia a distinguere due concetti diversi: l’azione che qualcuno fa su se stesso e l’azione che qualcuno subisce. Così ἐλυσάμην significa “mi liberai”, mentre ἐλύθην diventa chiaramente “fui liberato”. È una svolta lenta ma decisiva: il passivo si emancipa dal medio. Ma di questo, ne parleremo solo successivamente.

Perché il passivo non nasce in tutti i tempi?

È molto interessante osservare che il passivo nuovo non si sviluppa uniformemente in tutto il sistema verbale. Rimane confinato soprattutto nell’aoristo e nel futuro, due tempi fortemente orientati all’azione esterna e puntuale. Al contrario, il presente, l’imperfetto e l’intero sistema del perfetto continuano a utilizzare le forme antiche, esattamente come se il passivo autonomo non fosse mai nato. Questa “resistenza” è dovuta all’evoluzione naturale delle lingue: quando un sistema funziona, tende a rimanere invariato. Il presente, per esempio, descrive stati e abitudini, cioè situazioni difficilmente bisognose di una distinzione netta tra medio e passivo.

Coniugazione dell’indicativo presente medio-passivo di Λύω

Singolare

  1. λύομαι
  2. λύῃ / λύει
  3. λύεται

Duale

  1. λύεσθον
  2. λυέσθον

Plurale

  1. λυόμεθα
  2. λύεσθε
  3. λύονται

Una delle forme più affascinanti: λύῃ

La seconda persona singolare è una miniera di curiosità.

La forma “ufficiale” attica è λύῃ, ma nei testi si trova spesso anche λύει, soprattutto in Omero e nei dialetti ionici.

Curiosità sulla sua storia

La forma originale era:

λυέσαι

Poi:

  1. la sigma (σ) tra due vocali cade
  2. diventa λυεαι
  3. e infine le vocali si contraggono → λύῃ

Quindi quella iota sottoscritta non è decorativa: è il fossile di un’antica ι.

L’infinito: μικρὸς, ἀλλ᾽ ἰσχυρός

“Piccolo, ma potente”: così potremmo descrivere l’infinito λύεσθαι.

È formato da:

λυ- + ε + σθαι

E ha mille usi diversi. Uno dei più belli è quando regge verbi come:

  • βούλομαι λύεσθαιvoglio liberarmi / essere liberato
  • δύναμαι λύεσθαιposso sciogliermi
  • νομίζω λύεσθαιritengo di essere sciolto

Spesso, l’infinito medio-passivo ha una delicatezza semantica che l’attivo non possiede: sembra più “interno”, più personale.

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