L’infinito assoluto del greco antico

Nel greco antico, l’infinito è una forma verbale non personale, cioè priva di soggetto espresso, che può assumere diversi valori e funzioni: può comportarsi come un nome, come un verbo, oppure come entrambe le cose.
Tra le sue molteplici funzioni, una delle più interessanti è quella dell’infinito assoluto, una costruzione che ha un valore autonomo, indipendente dal verbo della proposizione principale, e che esprime un’azione in sé compiuta o astratta, non collegata direttamente a un’altra.
L’infinito assoluto è una delle strutture che mostrano la ricchezza e la flessibilità della lingua greca, capace di condensare un’intera idea verbale in una sola parola.
Definizione
L’infinito assoluto è un infinito usato senza alcuna dipendenza sintattica da un verbo reggente. In altre parole, non funge da soggetto, da complemento o da predicato, ma costituisce da solo una proposizione indipendente, spesso con valore esclamativo, proverbiale o gnomico (cioè sentenzioso).
L’infinito assoluto, dunque, non dipende da nessun verbo esplicito: è come se esprimesse un pensiero autonomo, un commento, una constatazione generale o un’esclamazione.
Caratteristiche principali
Forma: è un infinito verbale, come λέγειν (parlare), πράττειν (fare), ἀδικεῖν (commettere ingiustizia).
Assenza di verbo reggente: non dipende da alcun verbo principale.
Valore autonomo e assoluto: può esprimere:
- Un’esclamazione o riflessione: una sorta di commento emotivo o morale.
- Un precetto o massima: un uso tipico della lingua gnomica e proverbiale.
- Un’invocazione o desiderio: in alcuni casi, può avere tono ottativo o esclamativo.
Tempo dell’infinito: non indica un tempo reale, ma un aspetto:
- Presente → azione continuativa o abituale
- Aoristo → azione puntuale o compiuta
- Perfetto → azione conclusa con effetti duraturi
Valori e usi principali
Valore esclamativo o riflessivo
L’infinito assoluto può esprimere un commento, spesso ironico o indignato, su un comportamento o una situazione.
Παθεῖν δίκην.
“Subire la pena (è giusto)!”
→ Esprime un giudizio morale, come dire “È giusto che uno sia punito!”.
Λαβεῖν καλῶς.
“Ottimo, ricevere (così)!”
→ Espressione ironica, simile a “Bella fortuna ricevere questo!”.
Questo uso ha spesso un tono sentenzioso, vicino a quello di un motto o commento spontaneo.
Valore proverbiale o gnomico
Molto frequente nei proverbi o massime morali della lingua greca.
Τὸ σιγᾶν σοφόν.
“Tacere è da saggio.”
→ Qui l’infinito σιγᾶν (tacere) ha valore assoluto: non dipende da alcun verbo, ma forma da solo una verità universale.
Ἀδικεῖν κακόν.
“Fare ingiustizia è male.”
→ Valore morale o filosofico, tipico della lingua riflessiva e gnomica.
Valore ottativo
A volte, l’infinito assoluto può assumere il tono di un’esclamazione desiderativa o rimpianto, come se implicasse “Ah, poter…” o “Se solo…”.
Ζῆν ἐλευθέρως!
“Vivere liberi!”
→ Desiderio o aspirazione espressa con tono intenso.
Μὴ ἀδικεῖν!
“Non commettere ingiustizia!”
→ Tono esortativo o ammonitore.
Uso in costruzioni fisse o poetiche
Nella lingua poetica e nei tragici, l’infinito assoluto è usato spesso come formula solenne o espressione di saggezza, condensando in sé un pensiero profondo o morale.
Πράττειν ὀρθῶς.
“Agire rettamente.”
→ Motto o massima etica, che riassume un ideale di comportamento.
Φρονεῖν καλῶς.
“Pensare bene / avere buonsenso.”
→ Formula morale di tono sentenzioso.



