L’accusativo

L'accusativo

Nel vasto e affascinante mondo della lingua greca antica, ogni caso grammaticale riveste un ruolo ben preciso, contribuendo a costruire la struttura e il significato delle frasi. Fra questi, oltre a quelli già esposti all’interno del nostro blog, come il genitivo e il dativo, l’accusativo, caso diretto proprio come il nominativo, occupa una posizione di grande rilievo, non solo perché accompagna i verbi transitivi come avviene anche in italiano, ma soprattutto per la sua versatilità: può indicare estensione, tempo, relazione, età, distanza e molto altro.

Non si tratta solo del “caso dell’oggetto”, ma di un mezzo espressivo potentissimo, capace di restituire con precisione l’intensità di un’azione, la durata di un evento o persino l’aspetto sotto cui qualcosa si manifesta.

Si distingue, inoltre, tra accusativo dell’oggetto esterno e accusativo dell’oggetto interno, una differenza sottile ma fondamentale per comprendere la profondità espressiva della lingua greca. Il primo rappresenta il complemento oggetto vero e proprio, che riceve direttamente l’azione del verbo, come accade nelle strutture più comuni. Il secondo, invece, accompagna il verbo in modo più intimo e raffinato: rafforza o completa il significato del verbo stesso, spesso condividendone l’etimologia o esprimendo un concetto che ne è già parte integrante. Questa distinzione non è solo grammaticale, ma anche semantica, e contribuisce a dare al testo greco una straordinaria ricchezza di sfumature.

Esploriamone insieme tutte le sfaccettature, partendo dalla distinzione fra accusativo dell’oggetto esterno e interno, fino ad arrivare alle sue molteplici funzioni logiche e alle costruzioni con doppio accusativo.

Accusativo dell’oggetto esterno

L’accusativo dell’oggetto esterno si presenta con verbi transitivi, ovvero quelli che richiedono un complemento oggetto. L’accusativo indica l’elemento che riceve direttamente l’azione del verbo.

Esempio:

Παίδευε τὸν παῖδα.
“Educava il ragazzo.”

In questo caso, τὸν παῖδα (“il ragazzo”) è l’oggetto su cui si esercita direttamente l’azione del verbo παίδευε (“educava”).

Accusativo dell’oggetto interno

L’accusativo dell’oggetto interno accompagna un verbo o rafforza il suo stesso significato Si ha quando il complemento oggetto deriva etimologicamente o semanticamente dalla radice del verbo, oppure quando esplicita una nozione già implicita nell’azione.

Esempio:

Ζῇ βίον δύσκολον.
“Conduce una vita difficile.”

Μάχομαι μάχην μεγάλην.
“Combatto una grande battaglia.”

In entrambi i casi, il verbo e il complemento oggetto sono concettualmente legati: si “vive una vita”, si “combatte una battaglia”. Il secondo termine rafforza e precisa l’azione.

Accusativo di relazione

L’accusativo di relazione esprime l’ambito in cui si applica una qualità o un’azione. È molto frequente con aggettivi e participi, soprattutto se accompagnati da avverbi.

Σώφρων ἐστι τὰ ἤθη.
“È saggio nei costumi.”

L’accusativo τὰ ἤθη (“nei costumi”) specifica in quale aspetto la persona è considerata saggia.

Accusativo di estensione

L’accusativo di estensione può esprimere l’estensione spaziale di un’azione, indicando quanto spazio viene percorso o occupato.

Ἔδραμε στάδια δέκα.
“Corse per dieci stadi.”

Il complemento στάδια δέκα (“dieci stadi”) indica la lunghezza del percorso compiuto dal soggetto.

Accusativo di distanza

L’accusativo di distanza serve per esprimere la distanza tra due oggetti o punti, specificando quanto si estende la separazione.

Ἔκειτο σταδίους δύο τοῦ τείχους.
“Si trovava a due stadi dalle mura.”

L’accusativo σταδίους δύο quantifica la distanza che separa il soggetto dal punto di riferimento.

Accusativo di tempo continuato

L’accusativo di tempo continuato indica la durata di un’azione nel tempo, rispondendo alla domanda “per quanto tempo?”.

Ἔμεινεν ἡμέρας τρεῖς.
“Rimase per tre giorni.”

L’accusativo ἡμέρας τρεῖς (“tre giorni”) mostra quanto è durata la permanenza del soggetto.

Accusativo di età

L’accusativo è quello che esprime l’età di una persona al momento in cui avviene un’azione.

ἀπέθανεν ἔτους εἴκοσιν.
“Morì all’età di vent’anni.”

L’accusativo ἔτους εἴκοσιν specifica quanti anni aveva il soggetto quando morì.

Doppio accusativo

In greco, ci sono verbi che reggono due accusativi contemporaneamente, e questo fenomeno si presenta in due forme principali:

  • Doppio accusativo dell’oggetto e del predicativo dell’oggetto

Con alcuni verbi che attribuiscono qualità o ruoli al complemento oggetto, compare un secondo accusativo che svolge funzione predicativa.

Καλοῦσι τὸν Σωκράτη σοφόν.
“Chiamano Socrate saggio.”

Il primo accusativo (τὸν Σωκράτη) è il complemento oggetto; il secondo (σοφόν) è ciò che il soggetto considera o chiama l’oggetto. Questa costruzione è tipica dei verbi appellativi (καλέω), elettivi (αἱρέω), estimativi (νομίζω), e effettivi.

  • b) Doppio accusativo della persona e della cosa

Con verbi che implicano una comunicazione, un’azione verso una persona e una cosa insieme, troviamo due accusativi: uno per la persona e uno per l’oggetto dell’azione.

Διδάσκω τοὺς παῖδας γραμματικήν.
“Insegno la grammatica ai ragazzi.”

Κρύπτω αὐτὸν τὴν ἀλήθειαν.
“Gli nascondo la verità.”

Questa costruzione si osserva con verbi come διδάσκω (insegnare), αἰτέω (chiedere), κρύπτω (nascondere), ἀναμιμνῄσκω (ricordare), e altri simili.

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