Pericle e la guerra del Peloponneso

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Nella vittoria contro i Persiani, Atene si era distinta tra tutte le altre poleis come la città più forte e la più organizzata. Atene spinse molte poleis a stringere un’alleanza contro la minaccia persiana e a versare del denaro per formare un tesoro comune che servisse a finanziare l’eventuale difesa contro i nemici. Il tesoro fu inizialmente custodito nell’isola di Delo e l’alleanza prese il nome di Lega di Delo. Nel 461 a.C. ad Atene fu eletto stratega (cioè comandante militare) Pericle, un abile uomo politico, che decise di ricostruire e abbellire Atene dopo le distruzioni e i saccheggi dei Persiani. Convinse i cittadini ateniesi a rafforzare la potenza militare della città, in previsione di un nuovo scontro con l’Impero persiano, e a conquistare il ruolo di guida e di comando su tutte le altre poleis greche, compresa la principale rivale Sparta. Per poter portare avanti il suo ambizioso progetto politico doveva, però, disporre dei soldi necessari e avere dalla propria parte il popolo. Il primo problema fu risolto trasferendo la sede del tesoro della Lega di Delo nella stessa Atene e usando i soldi versati dalle altre poleis. Per avere l’appoggio del popolo ridusse i privilegi degli aristocratici e stabilì un compenso in denaro per chi rivestiva una carica pubblica in modo da permettere a tutte le classi, anche quelle più povere, di dedicarsi alla vita politica. Inoltre, per proteggere i cittadini ed evitare che la città fosse di nuovo invasa e saccheggiata, fece costruire delle mura fortificate lunghe 10 chilometri che univano Atene al vicino porto del Pireo.

Sparta, preoccupata della potenza di Atene, si era sin dall’inizio rifiutata di entrare a far parte della Lega di Delo. Anzi per opporsi alla Lega di Delo aveva approfittato del malcontento di altre poleis, come Corinto e Megara, che erano state danneggiate dalla concorrenza di Atene nei commerci sul Mar Egeo, e aveva stretto con queste un’alleanza, la Confederazione peloponnesiaca.

Pericle, da parte sua, sapeva perfettamente che l’unico ostacolo al predominio assoluto di Atene su tutto l’Egeo era l’ostilità di Sparta e così cercava in tutti i modi un espediente per dichiarare guerra alla Confederazione peloponnesiaca e annientare la città rivale. Nel 431 a.C. il governo ateniese pensò di provocare la guerra vietando alle navi di Megara, alleata di Sparta, di accedere ai porti della Lega di Delo, divieto che avrebbe provocato in breve tempo la rovina economica della città. Sparta intervenne in difesa di Megara e iniziò così la guerra. Atene contava sulle triremi, mentre Sparta aveva un fortissimo esercito sulla terraferma. Tre anni dopo l’inizio del conflitto ad Atene scoppiò una terribile epidemia di peste che decimò la popolazione e uccise lo stesso Pericle. La guerra comunque continuò a trascinarsi col sopravvento ora di Atene, ora di Sparta; anche le colonie della Magna Grecia e dell’Asia Minore furono coinvolte. Il conflitto si concluse solo nel 404 a.C.: Sparta accettò aiuti economici dalla Persia e riuscì a costruirsi una forte flotta che poteva competere con quella ateniese. Sulla foce del fiume Egospotami la flotta ateniese subì una durissima sconfitta e Atene fu costretta ad arrendersi.

L’ascesa della Macedonia

Sparta aveva vinto nella guerra del Peloponneso, non perché più potente delle altre poleis, ma solo perché era stata aiutata dalla Persia. Per questo il suo dominio sul resto della Grecia non poté durare a lungo. Nel 371 a.C. fu sconfitta da Tebe a Leuttra grazie all’abilità di due generali, Pelopida ed Epaminonda: Tebe conquistò così il ruolo di prima polis dell’Egeo. Anche in questo caso però la supremazia di Tebe durò molto poco: dopo che nel 362 a. C. Epaminonda morì in uno scontro con gli eserciti spartano e ateniese, Tebe perse il proprio dominio. La rivalità e le continue guerre continuavano a indebolire le poleis greche che diventavano sempre più vulnerabili a qualsiasi pericolo esterno. Ne approfittò Filippo II, re della Macedonia, una regione del nord della Grecia, prevalentemente montuosa ed estremamente povera. Dopo aver rafforzato e organizzato il suo regno, Filippo decise di attaccare le città della Grecia. Sua arma vincente era la terribile falange macedone: grazie a essa, Filippo sbaragliò l’esercito greco a Cheronea, in Beozia, nel 338 a.C.

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Una risposta

  1. Giovanna Simoni ha detto:

    Testo esplicito.Per chi,come me non conosce i fatti descritti,li visualizza con chiarezza

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