Fede e Scienza nella Sicilia dell’Ottocento recensione

Luigi Sanfilippo, professore universitario nella facoltà di Scienze politiche dell’Università di Catania, mette nero su bianco gli esiti dei suoi studi sulla famiglia Maggiore. Come lui stesso ci tiene a precisare, il suo ruolo è quello di studioso delle vicende dei Maggiore, non di biografo, perchè biografo lo è di un altro importante personaggio storico, Giovan Battista Cafici, filologo dantesco nei primi trent’anni dell’Ottocento. Le storie di Giovan Battista Cafici e Giacomo Maggiore si incontrano nel momento in cui il primo si interessa al secondo, anche lui come studioso.

La famiglia Maggiore si trasferisce in Sicilia dalla Campania intorno al 1400. Secoli dopo, Giuseppe Maggiore, fratello di Don Mariano, lo troviamo a Vizzini come primo marchese. La sua posizione lo porta a interessarsi della città. Anni dopo, un suo successore, Giacomo, decide di istituire il primo orto botanico nel paese, nella zona di Santa Barbara. Ciò accade il 5 ottobre del 1740. Dopo la morte del figlio di Giuseppe Maggiore inizia il crollo della famiglia, ma i segni lasciati durante il periodo di splendore sono ormai evidenti sul territorio (si pensi che in Mastro Don Gesualdo troviamo citati dei discendenti). La famiglia si è nel contempo imparentata con quella di altre casate nobiliari, come i Martelli di Lentini e i Vigo di Acireale.

Il libro incentra le vicende storiche sulla figura e i contorni di Giacomo Maggiore, abate benedettino che finisce per ritirarsi come parroco monastico a Santa Maria di Licodia.

Il titolo ossimorico ci fa già percepire l’unione tra religione e scienza tipica dell’Ottocento.

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