La declinazione attica della seconda declinazione

La declinazione attica

Finora, all’interno del nostro blog, abbiamo trattato la seconda declinazione secondo il modello classico standard. Tuttavia, è importante ricordare che l’antico Grecia non era linguisticamente uniforme, bensì un vero e proprio mosaico di versioni dialettali. Proprio per questo motivo, nelle nostre traduzioni ci imbattiamo spesso in forme dialettali, tra cui spicca per rilevanza e diffusione quella attica. Comprendere a fondo la declinazione attica non è solo utile, ma essenziale per affrontare con consapevolezza i testi letterari, filosofici e storici scritti in questo prestigioso dialetto.

Definizione

Con il termine “declinazione attica” non si intende una declinazione separata dalle tradizionali prima, seconda e terza declinazione del greco antico, bensì una variante linguistica specifica del dialetto attico, cioè il dialetto parlato in Atene durante il V-IV secolo a.C., che diventò poi la base del greco classico e dell’alfabetizzazione panellenica.

Nel tempo, l’attico fu:

  • Il dialetto di Sofocle, Euripide, Aristofane, Platone, Demostene;
  • La base della koinè, cioè la lingua comune dell’ellenismo;
  • Un modello di raffinatezza e purezza stilistica in ambito letterario.

Quando parliamo di “declinazione attica”, dunque, ci riferiamo a forme morfologiche (cioè desinenze e varianti flessive) specifiche dell’attico all’interno delle declinazioni canoniche.

Declinazione attica

NumeroCasoνεώς “dono”
SingolareNominativoνεώς
SingolareGenitivoνε
SingolareDativoνε
SingolareAccusativoνεών (νε)
SingolareVocativoνεώς
DualeCasi direttiνε
DualeCasi obliquiνεῴν
PluraleNominativoνε
PluraleGenitivoνεών
PluraleDativoνεῴς
PluraleAccusativoνεώς
PluraleVocativoνε

Osservazioni

  • La ω del tema, come afferma il libro Il Nuovo Greco di Campanini, può essere originaria (λαγώς “lepre”; κάλως “gomena”) o derivare da metatesi quantitativa in sostantivi originariamente uscenti in -ηο (νηός → νεώς);
  • Ai fini dell’accentazione è facilmente considerabile:
    • l’accento rimane in tutti i casi sulla sillaba su cui si trova al nominativo (sostantivi come Μενέλεως “Menelao” sono parossitoni, dal momento che il gruppo εω costituisce un’unica sillaba per sinizesi);
    • gli ossitoni conservano l’accento acuto anche nei casi obliqui.

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