Dante Alighieri: vita e opere

Dante (abbreviativo di Durante) Alighieri nasce a Firenze nel 1265 (la data è incerta), figlio di un modesto mercante e finanziere (pare che si dedicasse anche all’usura). A soli 12 anni viene organizzato il suo matrimonio con Gemma Donati, donna che sposerà nel 1285. A soli 9 anni, invece, incontrerà Beatrice, figlia di Folco Portinari, la musa che ispirerà quasi tutte le sue poesie. La donna morirà nel 1290 e l’evento causerà in Dante una profonda crisi personale che lo spingerà a scrivere la Commedia.

L’impegno di Dante non si svolge solo a livello letterario (sarà uno dei primi fautori dello stilnovismo), ma anche a livello politico e militare:

  • Militarmente lo troviamo impegnato contro gli aretini e i pisani
  • Politicamente tra i guelfi bianchi. Dopo essersi iscritto alla corporazione dei medici e degli speziali (l’iscrizione a una corporazione era clausola necessaria per poter partecipare alla vita politica) entra a far parte del Consiglio dei trentasei del Capitano del popolo; successivamente sarà membro del Consiglio dei Cento e nel 1300 diventa priore. Come priore firma un provvedimento che esilia i più violenti capifazione dei guelfi bianchi e dei neri, tra questi anche l’amico Guido Cavalcanti. In quel periodo Firenze era gravata dalle lotte interne tra guelfi bianchi e guelfi neri. Ai primi appartenevano i borghesi e il popolo grasso, ovvero i finanzieri e i mercanti, che facevano capo alla famiglia dei Cerchi; ai secondi appartenevano i nobili, alleati del papa (Bonifacio VIII), che facevano capo alla famiglia dei Donati. Dante era più vicino alle idee dei guelfi bianchi e mentre si trovava a Roma in qualità di ambasciatore, per discutere col papa la delicata questione, Carlo di Valois entrava con le truppe a Firenze, per difendere il partito del papa. L’epilogo della situazione fu a svantaggio dei guelfi bianchi e Dante fu costretto a pagare una multa e ad andare in esilio per due anni. Rifiutando finì con l’aggravare la sua punizione: confisca dei beni e morte sul rogo. Questo causa la sua fuga dalla città natale, presso la quale non farà più ritorno, neppure da morto. Dante si reca in Veneto, ospite di amici (tra i quali a Verona Cangrande della Scala a cui dedicò il Paradiso) e da lontano seguirà le sorti di Firenze, fino a sperare di potervi far ritorno, appoggiando l’ascesa di Arrigo VII di Lussemburgo (per questo fu animato da buone speranze e scrisse il De Monarchia), ma la morte improvvisa di questi aggraverà la sua condizione di esule, in quanto, oltre al papa, si inimicò anche i signori locali, ostili al progetto di riunificazione imperiale. Nel 1315 viene offerta un’amnistia: il pagamento di una multa simbolica. Egli rifiuta di pagare decretando così il suo non ritorno a Firenze. Nel canto XVII del Paradiso Dante (vv.58-60) fa pronunciare al suo antenato Cacciaguida la dura profezia sul suo esilio da Firenze : “tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e come è duro calle lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale”/ “Tu proverai quanto è amaro il pane concesso dagli altri, e quanto è faticoso e doloroso salire e scendere per le scale delle abitazioni altrui”. Dante sarà, dunque, costretto a vagare l’Italia in cerca di una sistemazione come uomo di corte. L’isolamento a cui è costretto lo spinge a pensare di dover riportare l’umanità verso la retta via, così compose le prime cantiche della Divina Commedia: la letteratura gli servì per alleviare la sua personale sofferenza. Nel 1321 muore a Ravenna all’età di 56 anni presso la corte di Guido Novello da Polenta.

Il pensiero politico di Dante cambia nel corso degli anni. Inizialmente era fautore della difesa dell’autonomia del Comune dalle ingerenze della Chiesa. Dopo l’esilio si rende conto che l’autonomia non potrà esserci a causa della frammentazione prodotta dall’esperienza dei Comuni. Sarà in questa seconda fase che sosterrà la necessità di un potere imperiale solido.

Culturalmente la sua formazione è legata al Cristianesimo, poiché da giovane ebbe contatti con gli spirituali (francescani di più rigida osservanza della Regola) e manifesterà nelle sue opere l’influenza di San Tommaso, il quale sosteneva l’unione di fede e ragione. A influenzarlo nello stile è, invece, Sant’Agostino, dal quale prenderà spunto per il racconto in prima persona della Commedia (Agostino nelle sue Confessioni utilizza il discorso in prima persona).

Le Opere di Dante

Vita Nuova

Il titolo vuol significare: vita rinnovata dall’amore. Comprende poesie composte in giovinezza inserite lungo un racconto in prosa che funge da contesto narrativo e commento alle poesie.

L’opera è composta da 42 capitoli e 31 testi poetici. L’alternanza di prosa e poesia prende il nome di prosimetro.

Dante parte da un’esperienza individuale (l’amore per Beatrice) per esprimere una condizione universale dell’uomo (la vita viene rinnovata dall’amore).

Le influenze letterarie sono quelle di:

– Sant’Agostino delle Confessioni

– della lirica provenzale cortese

– dello stilnovismo: l’attenzione non viene posta sulla descrizione degli effetti dell’amore sull’interiorità del poeta, ma sulla rappresentazione della donna amata.

Il pubblico a cui è rivolta l’opera è colto e borghese, per questo, nonostante sia scritta in volgare, utilizza un lessico ricercato e non mancano latinismi.

Il proemio ci propone la metafora della memoria come libro, frequente nella letteratura medievale.

Rime

Le Rime sono una raccolta di poesie di argomento vario. Il titolo fu dato dagli editori e non da Dante, per indicare un’opera che raccoglie composizioni poetiche attribuite a Dante, ma non presenti nella Vita Nova e nel Convivio.

Le Rime si dividono in:

  • Rime stilnovistiche (frequenti sono i rimandi a Cavalcanti e alle sue pene d’amore)
  • Rime petrose (dedicate a Petra, donna sensuale e crudele, dal cuore di pietra, indifferente all’amore del poeta); lo stile è aspro, crudo, a volte brutale che risente del tormento di questa esperienza d’amore. Qui troviamo un periodare chiuso (trobar clus)
  • Rime dell’esilio (tematica civile); Dante si ritiene il poeta della rettitudine, ovvero colui che vuole propugnare la giustizia e la pace. Inoltre, cerca anche di conquistare dignità di fronte all’infamia che ha ricevuto con l’esilio
  • Tenzone: uno scontro poetico attraverso dei testi (oggi diremmo dissing); sono tre sonetti di Dante e tre di Forese Donati. Il genere è comico: i due si scagliano accuse e offese a vicenda, per esempio Dante accusa Forese di essere un peccatore di gola, di avere pesanti debiti e di essere incapace di soddisfare la moglie a letto
  • Rime allegoriche e dottrinali

Convivio

Il Convivio è datato 1303/04 e il titolo stesso rimanda a un banchetto. Banchetto nel quale si offrono gli argomenti del sapere. L’opera è rivolta a chi ha desiderio di sapere a prescindere dal livello culturale, per questo motivo è scritta in volgare. Il suo carattere dottrinario è sapientemente esposto attraverso l’uso di metafore e similitudini.

Il tema principale è dato dalla filosofia che consola Dante dopo la morte di Beatrice. Non mancano i presupposti del pensiero che svilupperà nella sua opera successiva, Monarchia, in quanto esalta la forma di governo monarchico rappresentata dall’Impero romano.

Monarchia

E’ l’altro testo dantesco scritto in latino (oltre al De Vulgari Eloquentia) e consta di tre libri, ognuno trattante una tematica:

  1. Monarchia assoluta. Il monarca possiede tutto e pertanto non è soggetto a cupidigia, male che affligge l’uomo, il quale, cadendo nel vizio dell’avidità, si allontana dal libero arbitrio.
  2. L’impero romano è un esempio lodevole da emulare.
  3. Rapporto tra Impero e Chiesa. Queste due istituzioni hanno una posizione paritaria. L’impero garantisce la felicità terrena, mentre la Chiesa la beatitudine eterna. Entrambi i poteri derivano da Dio.

De Vulgari Eloquentia

Come il Convivio, anche quest’opera è datata 1303/04. Qui Dante si impegna a definire una lingua volgare che vada bene per tutta l’Italia, ma dopo varie riflessioni conclude che non esiste una lingua tanto illustre, per cui prova a partire dalla fine: analizzare ogni volgare e vedere se qualcuno tra quelli conosciuti incarna le virtù di una buona lingua. Il volgare per essere glorioso deve essere:

  • Illustre: luminoso, che dia lustro ai testi
  • Cardinale: che funga da cardine per gli altri volgari
  • Regale: parlato nella reggia se in Italia ce ne fosse una
  • Curiale: scelto dagli intellettuali italiani, cioè gli italiani di corte

Il De Vulgari Eloquentia fonda le basi della futura critica letteraria e, benché incompiuto, dimostra la superiorità comunicativa di una lingua naturale (il volgare appunto) rispetto a una lingua artificiale (il latino).

Nella sua ricerca iniziale afferma che il volgare adatto è come una pantera che fa sentire il suo odore ma non si palesa mai alla vista:  “Dopo che abbiamo cacciato per monti boscosi e pascoli d’Italia e non abbiamo trovato la pantera che bracchiamo, per poterla scovare proseguiamo la ricerca con mezzi più razionali, sicché, applicandoci con impegno, possiamo irretire totalmente coi nostri lacci la creatura che fa sentire il suo profumo ovunque e non si manifesta in nessun luogo” (De Vulgari Eloquentia libro I).

Commedia

La Commedia è un poema allegorico scritto in versi (14.223) composto da tre cantiche:

  • Inferno
  • Purgatorio
  • Paradiso

Ogni cantica è composta, rispettivamente, da 34, 33 e 33 canti. Ad averne 34 è l’Inferno, in quanto troviamo un proemio introduttivo e i successivi 33 canti. Tutte le cantiche finiscono con la parola stelle.

La scelta del titolo è data dal fatto che nel Medioevo esistevano solamente tre stili letterari:

  • Tragico o sublime, usato per narrare le gesta eroiche
  • Elegiaco o umile, usato per descrivere argomenti amorosi
  • Comico o medio, trattante elementi di vario genere, dai più elevati ai più umili e quindi non può entrare a pieno titolo nelle altre due tipologie di stile

La Commedia, inoltre, inizia male e finisce bene!

Perché Dante chiama l’opera Commedia?

La risposta ce la fornisce lui stesso nell’Epistola XIII, una lettera in cui Dante dedica il Paradiso a Cangrande della Scala, il signore di Verona che fu suo protettore. Dante sceglie il titolo Commedia per due motivi:

  • Il contenuto: il poema ha un lieto fine
  • La forma: è scritta in volgare dimesso e umile, diverso dalla stile della tragedia elevato e sublime

L’aggettivo Divina fu aggiunto da Boccaccio nel 1373 in segno di rispetto per il suo concittadino (per sottolineare la grandiosità dell’opera) e anche per il contenuto che trattava ciò che sta nell’aldilà.

L’opera è scritta in endecasillabi, versi di 11 sillabe, che formano delle terzine incatenate, chiamate anche terzine dantesche: ABA BCB CDC XYX Y.

Ricorda = Dante impiegò circa 15 anni per scrivere l’opera e la scrive utilizzando diversi registri linguistici (plurilinguismo), come latinismi, regionalismi, arcaismi, dialettismi, neologismi (termini coniati da lui stesso) e francesismi (soprattutto termini provenzali) e diversi stili (pluristilismo), come quello alto e sublime nel Paradiso (v. 145 XXXIII canto Paradiso: “l’amor che move il sole e l’altre stesse”) e quello basso dell’Inferno; per esempio nel XXI canto dell’Inferno troviamo il diavolo Barbariccia che guida i demoni attraverso una tromba particolare (v.139): “Ed elli avea del cul fatto trombetta”.

Dante ci racconta un viaggio, il suo, durato una settimana: dal venerdì santo (25 marzo o 8 aprile) al giovedì seguente dell’anno 1300. Lo scopo del viaggio è di liberarsi dai peccati e raggiungere la salvezza. Ad accompagnarlo durante il tragitto troveremo tre guide che si susseguono: Virgilio, Beatrice e San Bernardo. Virgilio lo accompagnerà lungo tutto l’Inferno e il Purgatorio, Beatrice nel Paradiso, per poi cedere il testimone a Bernardo di Chiaravalle nell’ultimo canto.

La Commedia è un poema allegorico (associa cioè al senso letterale un sovrasenso simbolico).

Più precisamente possiamo dire che la Commedia è un poema (narrazione in versi) allegorico didascalico (ci dà un insegnamento morale: il Bene).

Sempre nella lettera XIII Dante ci dice che l’opera è un testo polisemico: da una parte c’è il significato letterale (così come è) dall’altro il significato allegorico (dal greco “parlare d’altro), quindi un significato nascosto. Es. “Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura” (vv.1-2). Il significato allegorico è espresso dal poeta che si pone come l’umanità intera nel suo cammino, la selva oscura non è semplicemente una selva, ma è la predisposizione al peccato.

Successivamente Dante incontrerà le tre fiere: la lonza, il leone e la lupa che non sono solamente tre bestie feroci (significato letterale), ma rappresentano allegoricamente tre peccati capitali, rispettivamente la lussuria, la superbia e la cupidigia (avarizia). Quest’ultima la peggiore perché “sembiava carca nella sua magrezza”, ovvero più mangia più ha fame e più dimagrisce, questo perché non si sa accontentare. Anche le tre guide di Dante sono allegorie:

  • Virgilio : la ragione
  • Beatrice: la fede
  • San Bernardo: la mistica (l’ascesa a Dio)

La struttura della Divina Commedia

L’Inferno è un cono rovesciato che si sviluppa sotto terra. Qui vengono puniti i peccatori e le loro pene sono basate sulla legge del contrappasso, cioè sono contrapposte o similari al peccato commesso in vita.

 L’Inferno è composto da 8 cerchi:

  1. Il primo è il Limbo dove  troviamo gli ignavi e i non battezzati (Omero, Ovidio, Orazio, Virgilio)
  2. Dal secondo al quinto cerchio troviamo gli incontinenti, ovvero coloro che non si sono saputi trattenere:  lussuriosi, golosi, avari, prodighi, iracondi, accidiosi
  3. Nel sesto cerchio troviamo gli eretici
  4. Nel settimo cerchio troviamo tre gironi, in ognuno una categoria di violenti: contro l’umanità, contro sé stessi, contro Dio
  5. L’ottavo cerchio prevede 10 bolge nelle quali si susseguono i fraudolenti: nobili, sovrani, papi e,infine, Lucifero

Il Purgatorio è un cono che si innalza verso il cielo, come un monte. Inizialmente troviamo l’antipurgatorio, diviso in quattro zone:

  • Arrivo delle anime
  • Scomunicati
  • Pentiti tardivamente
  • Valletta dei principi (i potenti che hanno trascurato Dio a causa della gloria terrena)

Dopo l’antipurgatorio troviamo le 7 cornici del Purgatorio dove ci si purifica dai peccati capitali. Al termine si approda nel Paradiso terrestre e qui si ferma Virgilio. Da questo momento sarà Beatrice ad accompagnare il poeta.

Il Paradiso è composto da 9 cieli, l’uno dentro l’altro:

  • Luna
  • Mercurio
  • Venere
  • Sole
  • Marte
  • Giove
  • Saturno
  • Stelle fisse
  • Primo mobile

Attraversati i cieli si arriva all’Empireo dove sta Dio insieme ai beati, posizionati per l’appunto nella rosa dei beati. Sarà qui che Beatrice lascerà il posto a San Bernardo.

                                                                                                                                  Prof.ssa E. Gurrieri

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